von Antonio D'Andria
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Academic Paper from the year 2018 in the subject Romance Languages - Italian and Sardinian Studies, grade: 10,00, Università degli Studi della Basilicata, language: Italian, abstract: Il lungo percorso della storiografia del Mezzogiorno d¿Italia in età moderna ebbe come centro unificatore una caratterizzazione legata al rapporto tra storia della città e rappresentazione di essa, ¿felicità¿ dello stato naturale e rovinosa scelta del male operata dalla storia umana. L¿autorappresentazione delle comunità del Regno si divise, comunque, tra rappresentazione scritta, ad uso dei gruppi dirigenti locali e napoletani, con, appunto, la storiografia, e ¿visibile parlare¿, rivolto a tutti, tramite la monumentalità di chiese e dimore palazziate. Uno specchio, dunque, che restituiva, sia pur moltiplicata, frazionata, spesso migliorata, una stessa immagine: la città come emblema di virtù morali e civiche e immagine reale del potere o dei patriziati cittadini. In tale contesto, il presente percorso di ricerca ha inteso analizzare e rileggere l¿opera di Giacomo Cenna, la Cronica Antica della Città di Venosa, nell¿ambito della più recente storiografia e nel filone della storia di città. A tal scopo, dopo aver ripercorso, nel primo capitolo, modi e forme della storiografia locale nel Regno di Napoli e nella Basilicata spagnola, con i dovuti riferimenti agli studi classici ed alle più recenti ed aggiornate letture critiche, si è cercato di ricostruire, nel secondo capitolo, l¿intreccio di poteri tra feudalità, patriziato e locale Chiesa che fu alla base dell¿attività di Giacomo Cenna, tipico esponente del patriziato locale e, dunque, di tali legami interistituzionali. Nel terzo capitolo, infatti, sulla scorta della stessa opera del canonico venosino e delle poche testimonianze esterne disponibili allo stato, è stata ricostruita la sua biografia politico-culturale, con particolare attenzione ai complessi rapporti del Cenna con la famiglia feudale dei Gesualdo, cui fu intimamente legato da peculiari rapporti culturali, e con i vescovi locali, in particolare con Andrea Perbenedetti, che gli commissionò inizialmente una crono tassi episcopale e, in seguito, un¿opera storiografica. Nel quarto capitolo, analizzando il manoscritto originale della Cronica, presente nella Biblioteca nazionale di Napoli e finora noto solo per stralci pubblicati nel 1902 dall¿erudito venosino Gerardo Pinto, si è ricostruita sul testo originario la metodologia e l¿agire ampiamente politicizzato del Cenna che, partito da una pacifica collaborazione con il locale episcopato, mutò la propria direttiva metodologico-politica con il sopraggiungere di indicazioni più autoritarie...