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Bücher der Reihe Classici della Letteratura Italiana

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  • von Paolo Sarpi
    18,90 €

    È costume di chi scrive istoria nel principio proponer il modello della trattazione; nondimeno io ho stimato ben differirlo a questo passo, facendolo ritratto delle cose narrate [e] dissegno di quelle che sono per raccontare. Avendo deliberato alle memorie da me raccolte dar qualche forma che non superasse la facoltà mia e fosse piú accommodata alla materia, ebbi considerazione che, fra tutti i maneggi in questo secolo tra cristiani occorsi, e forse anco in quelli che negl'anni rimanenti occorreranno, questo tiene il primo luogo, e che, delle cose riputate il piú degl'uomini sentono beneficio e piacere d'intenderne le minuzie: perciò giudicai convenirgli la forma di diario.

  • von Marie-Jeanne Riccoboni
    14,90 €

    L'ONORE, CHE ACCORDATO MI AVETE, madama, della graziosa vostra amicizia, mi ha sempre fatto desiderare di meritarla; e come le mie vicende, e quelle della defunta mia genitrice, ci hanno sovente esposte l'una e l'altra alla critica, credomi in necessità di giustificare agli occhi vostri la condotta sì dell'una, che dell'altra. Lady Sara, che a me diede la vita, figlia era di milord Alderson, uomo altrettanto ricco de' beni di fortuna, quanto scarsamente ornato di quelli della natura; conosciuto voi non l'avete; e come dalla singolarità del suo carattere ebbero origine le nostre peripezie, necessario è ch'egli serva di preliminare alla storia della mia vita, ch'io intendo sottomettere al ...

  • von Federico Tozzi
    14,90 €

    VIRGILIO E MARIO Virgilio è disteso sopra un sofà, con parecchi cuscini sotto la testa. All¿alzarsi del sipario, egli si desta e comincia a parlare. Mario è presso a lui con un libro in mano, legato in cuoio...

  • von Grazia Deledda
    18,90 €

    Il cordaio fu il primo ad attaccare le sue più belle corde, dal portone al palo che indicava il limite fra la sua aja e quella di Giovanni La Pioppa. Era la mattina del Corpusdomini. La processione, per eseguire la giravolta, doveva entrare nell'aja del cordaio, attraversare quella di Giovanni, uscire per il portone del zolfanellajo, la cui umile casetta era l'ultima del paese. Le tre famiglie si tenevano molto onorate di questa preferenza, e ogni anno formavano, con lenzuola attaccate a due fila di corde, una specie di viottolo semicircolare che cominciava dal portone di Sison il cordaio e finiva nel portone del zolfanellajo. Un palo di qua, uno di là, segnavano appena il limite delle ...

  • von Gaetano Carlo Chelli
    18,90 €

    Da Piazza di Ponte a Campo di Fiori, padron Gregorio Ferramonti godeva la notorietà e la considerazione di un uomo, che si ritiene quasi milionario. Aveva costruito da sé la propria fortuna. Dei vecchi lo rammentavano ancora cascherino di Toto Setoli, un fornaio al Pellegrino, che lo aveva raccolto per carità. Poi il cascherino era passato garzone di banco; poi era andato ad aprire un buco di bottega, di faccia appunto all'antico padrone. Gli rubava la clientela, dopo avergli rubato i quattrini per fargli quella figuraccia. E da quel momento, la sua barca aveva sempre avuto, come si dice, il vento in poppa.

  • von Remigio Zena
    14,90 €

    Il meglio, nelle cose proibite dal governo, è di non mischiarcisi mai; per esempio, a forza di suppliche e di raccomandazioni, una mattina finalmente il re fece alla Bricicca la grazia dei tre o quattro mesi che le restavano ancora, ed è uscita in libertà dopo un anno di prigionia per l'affare del lotto clandestino, ossia del seminario, come diciamo noi a Genova, ma intanto col suo volersi imbarazzare in certi negozi, fu essa che finí per uscirne colla testa rotta. Quando si nomina la Bricicca, s'intende la bisagnina che sta sulla piazzetta della Pece Greca, di fianco all'Angelo Custode, quella che aveva tre figlie, perché a Genova ce n'è un'altra chiamata Bricicca, che vende farinata a ...

  • von Emma Perodi
    19,90 €

    La Vezzosa non aveva saputo resistere alla tentazione di domandare al marito quali erano i fatti dolorosi il cui ricordo bastava per render triste la vecchia Regina, e Cecco le aveva narrato che nei primi anni del matrimonio, le era nato un figlio infelice, assolutamente scemo, e che la vista di quel ragazzo con un testone che non poteva regger sulle spalle, era il tormento del vecchio Marcucci. Per quel povero bambino egli non aveva sentito mai altro che repulsione, e la Regina, che lo idolatrava appunto perché era disgraziato, si affliggeva immensamente di vederlo trascurato dal padre.

  • von Giovanni Di Giovanni
    18,90 €

    Compita che fu la misura delle scelleratezze degli Ebrei; così profondamente caddero dal cuore di Dio, che perdendo l¿onorevole titolo di suo popolo diletto, incorsero l¿obbrobrioso nome di nazione perfida, rubelle, e maledetta. Quindi nel ricercare noi con tutta diligenza, e nell¿esporre con tutta fedeltà l¿Ebraismo della Sicilia, in fin a richiamare in questo Capitolo da più alti secoli la sua antichità, ed a stendere ne¿ Capitoli d¿appresso con ampiezza i suoi privilegj, non abbiamo pretesa quell¿esaltazione, che si suol pretendere dagli Storici, qualor si studiano di sollevare al più alto, che possono, le prerogative, ed antichità di que¿ popoli, i fatti de¿ quali imprendono ad illust...

  • von Pietro Verri
    18,90 €

    Verso la metà del secolo decimoterzo l'Impero era immerso nell'anarchia e nella confusione. Vi erano più rivali, e ciascuno s'intitolava augusto ed aveva un partito; rivali deboli però, e appena bastanti a nuocersi scambievolmente; e perciò l'autorità imperiale più non vi era; anzi, riguardo alla storia di Milano, dobbiamo considerare l'influenza dell'imperatore sospesa sino alla fine del secolo decimoterzo. Gl'imperatori Corrado IV, Guglielmo d'Olanda, Riccardo di Cornovaglia, Alfonso di Castiglia, Rodolfo di Habsburg, Adolfo di Nassau e Alberto I non ebbero che poca o nessuna parte negli avvenimenti di Milano...

  • von Luigi Barzini
    14,90 €

    Da bordo del Venezuela, 12 ottobre. Chi può udire senza commozione profonda il grido che si leva da una nave carica d¿emigranti, nel momento della partenza, quel grido al quale risponde la moltitudine assiepata sulle banchine, urlo disperato di mille voci rauche di pianto? Gridano addio! E par che gridino aiuto!... L¿addio! Non c¿è cosa più amara e più dolorosa. Tutta l¿umana sofferenza può essere espressa in questa parola: addio! In fondo ad ogni nostro dolore possiamo trovare sempre un addio: a qualche cosa o a qualcheduno.

  • von Gaetano Negri
    18,90 €

    Nel presentare questo nuovo mio libro ai miei pochi ma cortesi lettori, io vorrei rinnovare l'espressione di un desiderio, già manifestato nei miei volumi antecedenti. Io vorrei che essi fossero persuasi che non c'è, nel mio pensiero, neppur l'ombra di un'inclinazione tendenziosa. Per me la storia non ha interesse, se non è trattata con uno spirito e con un metodo rigorosamente oggettivo. Se lo scrittore si giova della storia per dare sfogo alle sue preconcette preferenze, se vuol forzare i fatti alla giustificazione delle sue teorie, potrà scrivere un'opera interessante ed eloquente, potrà scagliare un libello od imaginare un romanzo, ma non scriverà una storia. Tale concetto deve applic...

  • von Luigi Antonelli
    18,90 €

    Signori! L¿amarezza di questa favola che vi preparate ad ascoltare mi ha indotto a rivolgervi alcune parole prima ch¿io divenga una scimmia. Sono le mie ultime parole, almeno per questa sera, che pronunzierò da uomo: e non saranno gaie, poichè io diventerò una scimmia per mettermi contro gli uomini. L¿autore non poteva oggi scrivere una favola allegra per far ridere una platea. L¿interpretazione della nostra vita contemporanea non può essere una gioconda partita a dama, perchè la vita non è divertente. Per sperare ancòra qualche cosa dagli uomini e per credere nel loro avvenire, bisogna mettersi a urlare per tutto quello che essi hanno distrutto e si apparecchiano a distruggere.

  • von Pietro Verri
    18,90 €

    (1500) Poiché il re Lodovico XII ebbe abbandonato Milano per ritornarsene nel suo regno, una porzione dell'armata francese s'incamminò verso della Romagna per togliere Imola e le altre città promesse al duca di Valentinois, dalle mani del conte Girolamo della Rovere. Il duca di Valentinois era figlio di Alessandro VI, il conte Girolamo era figlio di Sisto IV. È facile l'immaginarsi quai dovessero essere i costumi di que' tempi, se tali esempi diedero anche i poscia graduati al sommo sacerdozio. Doveva quindi quel corpo di Francesi innoltrarsi ad occupare il regno di Napoli. Divenne così meno imponente nella Lombardia la nuova forza conquistatrice.

  • von Salvatore di Giacomo
    14,90 €

    Sul Piazzale di Porta Roma erano poche persone. Era deserta la via del laboratorio pirotecnico, deserta la via di faccia ad essa, ove, sul principio, è la semplice e nuda fabbrica dell¿Arcivescovado a cui seguono altre fabbriche basse e la Riviera Casilina, recinta da una fila di casette rossastre. L¿ora del tramonto avanzava. Un lume dorato che poc¿anzi avea tutto infiammato, nel lontano, il fuggevole dosso de¿ Tifati si raccoglieva in coda ä monti, ove la terra e la collina s¿univano e pareva che l¿ultima arborea decorazione di quelle gobbe immani sprofondasse nell¿immensa e aperta campagna, verso Roma lontana. Tutto intorno taceva di quel triste silenzio invernale che pesa su Capua, ...

  • von Marie-Catherine D'Aulnoy
    14,90 €

    C'era una volta un Re, molto ricco di quattrini e di terre: la sua moglie morì, ed egli ne fu inconsolabile. Per otto giorni intieri si chiuse in un piccolo salottino, dove picchiava il capo nel muro, tanto era il dolore che gli straziava l'anima; per paura che finisse coll'ammazzarsi, furono accomodate delle materasse fra il muro e i parati della stanza. Così poteva sbatacchiarsi a suo piacere, e non c'era caso che potesse farsi del male. Tutti i suoi sudditi si messero d'accordo per andare a trovarlo e dirgli quelle ragioni credute più adatte, per iscuoterlo dalla sua tristezza...

  • von Mario Morasso
    18,90 €

    Numerosi e loquaci sono oggi i critici, innumerabili e diverse le critiche, ma una vera critica d'arte, scientificamente costruita con i metodi e sui dati che rinnovarono tutti gli studi, non esiste ancora, come manca del pari una teoria generale del fenomeno artistico che corrisponda ai requisiti del pensiero moderno. Non mai anzi, come oggi, meno si seppe istituire un giudizio estetico, meno si potè giudicare della vera bellezza di un'opera d'arte, poichè non mai come adesso mancò in modo più completo il criterio stabile ed essenziale donde derivare siffatto giudizio.

  • von Tullo Massarani
    18,90 €

    Oh! se il pensier vagante Per l'ètera infinito Sapesse mai le tante Larve, onde fu rapito, Pinger con la favella Ne la solinga cella!

  • von Anton Giulio Barrili
    18,90 €

    Racconto una storia vera, giusta il mio costume, che dovrebb'essere di tutti coloro i quali non sono molto esercitati nell'arte del novelliere. Facile è lo inventare, e ci si mette quanto a dir male del prossimo; difficilissimo, poi, dare alle sue invenzioni la evidenza del vero, lumeggiarle con quei tocchi di pennello che le fanno balzar quasi dalla tela. I fatti, per tal guisa affastellati, si tengono ritti per miracolo; i caratteri, dipinti di maniera, non istanno nè in riga nè in spazio; gli è insomma un guazzabuglio, il quale non mette nulla in rilievo, nulla, se non forse la tracotanza dell'autore.

  • von de Amicis Edmondo
    18,90 €

    Tu ami la lingua del tuo paese, non è vero? L¿amiamo tutti. È inseparabilmente congiunto l¿amore della nostra lingua col sentimento d¿ammirazione e di gratitudine che ci lega ai nostri padri per il tesoro immenso di sapienza e di bellezza ch¿essi diedero per mezzo di lei alla famiglia umana, e che è la gloria dell¿Italia, l¿onore del nostro nome nel mondo. L¿amiamo perchè l¿hanno formata, lavorata, arricchita, trasmessa a noi come un¿eredità sacra milioni e milioni d¿esseri del nostro sangue, dei quali, per secoli, ella espresse il pensiero, e le sue sorti furon le sorti d¿Italia, la sua vita la nostra storia, il suo regno la nostra grandezza.

  • von Gabriele D'Annunzio
    18,90 €

    Beati immaculati...Andare davanti al giudice, dirgli: "Ho commesso un delitto. Quella povera creatura non sarebbe morta se io non l'avessi uccisa. Io Tullio Hermil, io stesso l'ho uccisa. Ho premeditato l'assassinio, nella mia casa. L'ho compiuto con una perfetta lucidità di conscienza, esattamente, nella massima sicurezza. Poi ho seguitato a vivere col mio segreto nella mia casa, un anno intero, fino ad oggi. Oggi è l'anniversario. Eccomi nelle vostre mani. Ascoltatemi. Giudicatemi". Posso andare davanti al giudice, posso parlargli così?Non posso né voglio. La giustizia degli uomini non mi tocca. Nessun tribunale della terra saprebbe giudicarmi.Eppure bisogna che io mi accusi,...

  • von Pietro Verri
    18,90 €

    Abbiamo un buon numero di scrittori della storia e della erudizione patria; eppure pochi sono i Milanesi, anche scegliendo gli uomini colti, i quali abbiano un'idea della storia del loro paese. Questa generale oscurità ci dispiace, e tavolta ancor ci pregiudica; ma gli ostacoli che dovremo superare per acquistare la notizia, sono tanti e sì difficili, che, affrontati appena, ci sgomentano; e, trattine alcuni pochi eruditi per mestiere, i quali si appiattano a vivere fra i codici e le pergamene, non vi è chi ardisca di vincerli. Il Calchi, l'Alciati, il Corio han qualche nome.

  • von Giovanni Prati
    19,90 €

    Alto e giusto di forme, e brun di volto; Nero di ciglia; intento occhio che splende; Fronte mobile ed ampia; il crin mi scende Giù per le spalle abbandonato e folto. Sotto i mustacchi impallida o s¿accende Il labbro; agil la voce, il piede ho sciolto; Pronti i gesti; talor l¿abito incolto; Ecco il visibil che di me si rende. I pochi o i tanti che non m¿han veduto, Come leggendo suol crear l¿affetto,

  • von Antonio Guadagnoli
    19,90 €

    Voi che leggete tante Poesie, Né le leggete sol, ma le comprate, Spero che comprerete anche le mie, Quando le avrò in un tomo ristampate, E in un sesto piccin come il presente, Onde v'entrino in tasca facilmente. Sì, se i fati non sono a me sinistri, Spero che nell'April metterò fuori In Pisa, presso Sebastiano Nistri...

  • von Angelo de Gubernatis
    18,90 €

    Trovo in una leggenda estonica, che il vecchio padre (WannaIssi), ossia il Dio del Cielo, incarica ogni giorno Ammarik (luce di sera) di spegnere il fuoco del sole, ma di coprirlo bene, perchè non succeda, nella notte, alcuna disgrazia, e Koit (luce del mattino), perchè lo raccenda e lo ravvivi. In qual modo Ammarik può coprire il fuoco del sole? Con la cenere. Dove piglia esso la cenere? Nell'ombra cenerina del cielo notturno, che s'aduna intorno al fuoco solare e lo vela alla vista degli uomini.

  • von Paolo Emiliani Giudici
    24,90 €

    Come io accennava nel chiudere la decorsa lezione, la parte difficile del nostro lavoro è finita; difficile insieme ed importantissima, imperciocchè duranti i trecento anni circa da che la lingua nuova avea cominciato ad assumere carattere letterario, l¿arte veniva perfezionando i suoi strumenti e ad un tempo medesimo sviluppando le principali sue forme. Era però necessario, onde fare intendere il carattere costitutivo, o a dir proprio, il genio puro della letteratura italiana venire con minutezza osservando i monumenti, vegliandone i passi, notando le divergenze dallo scopo, cui il genio della nazione tendeva, e determinando le esterne influenze.

  • von Francesco Crispi
    19,90 €

    Leone di Caprivi annunzia a Crispi di avere assunto la direzione degli affari politici della Germania. Scambio di saluti e proteste di fedeltà. Caprivi viene in Italia per conferire con Crispi. Colloquii del 7 e dell' 8 novembre 1890. Il 20 marzo 1890 Guglielmo II di Germania nominava Cancelliere dell'Impero e Presidente del Ministero prussiano il generale conte Leone di Caprivi, in sostituzione del principe Ottone di Bismarck. Assumendo gli altissimi uffici il di Caprivi dirigeva a Francesco Crispi, il quale dall'agosto 1887 reggeva il Ministero degli Affari esteri d'Italia, la seguente lettera...

  • von Alfredo Oriani
    18,90 €

    Annottava. Egli andò lentamente verso la scranna, sulla quale aveva posato il violino; lo prese, ne saggiò l'accordatura, ed avvicinandosi un altro passo alla finestra, senza rivolgere il capo, incominciò a suonare così: Poichè siamo soli in questo gabinetto, mettetevi là, su quella poltrona, ed ascoltatemi. Fra poco sarà notte: adesso il cielo è opaco come un mare e silenzioso come un deserto. Avete mai riflettuto su quest'ora del vespro, quando tutto sta per sparire, e nulla è ancora scomparso? Vi è mai sembrato di perdere in quest'ora la coscienza del mondo, e di sentirvici come un pellegrino, il quale cammina alla ventura, distratto dalla curiosità del viaggio, ma rattristato dal mi...

  • von Silvio Pellico
    19,90 €

    Esce LANCIOTTO dalle sue stanze per andare all'incontro di GUIDO, il quale giunge. Si abbracciano affettuosamente. GUIDO. Vedermi dunque ella chiedea? Ravenna Tosto lasciai; men della figlia caro Sariami il trono della terra. LANCIOTTO. Oh Guido! Come diverso tu rivedi questo Palagio mio dal dì che sposo io fui! Di Rimini le vie più non son liete Di canti e danze; più non odi alcuno Che di me dica: Non v'ha rege al mondo Felice al pari di Lanciotto. Invidia Avean di me tutti d'Italia i prenci: Or degno son di lor pietà. Francesca

  • von Giambattista Vico
    14,90 €

    Quantunque la sapienza poetica, nel libro precedente già dimostrata essere stata la sapienza volgare de' popoli della Grecia, prima poeti teologi e poscia eroici, debba ella portare di séguito necessario che la sapienza d'Omero non sia stata di spezie punto diversa; però, perché Platone ne lasciò troppo altamente impressa l'oppenione che fusse egli fornito di sublime sapienza riposta (onde l'hanno seguìto a tutta voga tutti gli altri filosofi, e sopra gli altri Plutarco ne ha lavorato un intiero libro), noi qui particolarmente ci daremo ad esaminare se Omero mai fusse stato filosofo; sul qual dubbio scrisse un altro intiero libro Dionigi Longino, il quale da Diogene Laerzio nella Vita di ...

  • von Jean Charles Leonard de Sismondi
    18,90 €

    Nell'istante in cui il Savonarola, abbandonato dal favore popolare, vedeva cambiarsi in accuse contro di lui quelle rivelazioni con cui aveva in Firenze pasciuti i suoi seguaci, pareva che la più importante sua profezia avesse adesso compimento. Aveva predetto a Carlo VIII che Dio lo aveva scelto per liberare l'Italia dai suoi tiranni e per riformare la Chiesa; dopo ciò mai non aveva lasciato di rimproverargli a nome del cielo irritato la lentezza sua nell'esecuzione di questa grand'opera, e di minacciargli un esemplare gastigo. Il Savonarola aveva cercato di far risguardare come principio di tale gastigo la successiva morte di due delfini, che Carlo VIII perdette in tenera età; ma un nuo...

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